28 Febbraio 2021 | Collaborazione
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La poca dinamicità con la quale molte imprese hanno reagito a ciò che è accaduto negli ultimi 12 mesi è qualcosa che va analizzato nel dettaglio.
Al di là degli eventi, di fronte ai quali nessuna organizzazione sarebbe potuta giungere preparata, ciò che può esser osservato con più attenzione è l’insieme degli elementi intangibili dell’azienda: le abitudini, i comportamenti e tutte le risorse immateriali che permettono o meno di rispondere in modo proattivo ai cambiamenti.
Essere in grado di innovare, e di farlo in modo rapido, è stata sicuramente una delle sfide più grandi che le organizzazioni hanno vissuto recentemente sulla propria pelle. Ma l’innovazione di per sé non è qualcosa che cade dal cielo e arriva come una folgorazione divina quando ne abbiamo bisogno. Essa è piuttosto il risultato di un processo intangibile che, per essere efficace quando serve, va quotidianamente curato.
Al fine di approfondire questo tema, vediamo di seguito i dati di un’interessante ricerca condotta a livello globale da PWC[1].
Alla luce di questi dati, tre sono le considerazioni significative che si possono fare:
1 – I dati più significativi riguardano aspetti legati alla qualità dei rapporti umani.
Sia la diffusione di stimoli innovativi che la condivisione di un pensiero dinamico passano per la creazione e la cura di una cultura interna. Questo significa coinvolgere ogni giorno le persone nella co-creazione di un ambiente di comportamenti coerente e che abbia al centro del proprio interesse il pieno sviluppo dell’essere umano (principio citato anche nella nostra Costituzione, all’art.3).
2 – Il coinvolgimento delle persone è la chiave dell’innovazione.
Nel rapporto “State of the Global Workplace”[2], Gallup riporta che “l’85% dei collaboratori non sono attivamente coinvolti all’interno delle proprie organizzazioni”. Questa fotografia ci impone una profonda riflessione, alla quale aggiungo alcune domande volutamente provocatorie:
3 – Nessuna dei cinque fattori emersi riguarda la tecnologia.
Un dato che ci fa riflettere su come, contrariamente a quello che viene comunemente diffuso, la tecnologia non sia il motore dell’innovazione, ma solamente un mezzo attraverso il quale essa può trovare forma.
Al fine di iniziare a ragionare su come creare ogni giorno una mentalità innovativa all’interno delle organizzazioni, esaminiamo di seguito tre punti:
In un organismo vivente, ogni cellula trasmette e riceve informazioni attraverso circuiti nervosi disseminati per tutto il corpo. Tra le cellule vige l’interdipendenza e la consapevolezza che ogni informazione può essere vitale e utile alla sopravvivenza dell’intero organismo. Per attivare i nostri collaboratori nel processo d’innovazione, e per far sì che essa venga nutrito costantemente, è utile iniziare a pensare a come coinvolgere le persone in sistemi interattivi che fluiscano lungo tutti gli organi principali della nostra organizzazione. Così come nell’organismo le informazioni ricevute dalle cellule vengono raccolte, interpretate ed elaborate dal sistema centrale, allo stesso modo in azienda le idee, le intuizioni e i modelli creativi devono fluire al cuore decisionale per essere presi in considerazione, esaminati e giustamente valorizzati. Creare una solida struttura innovativa interna significa anche evitare che tutto ciò nasca come l’ennesima trovata di HR marketing.
Il fluido che trasporta e diffonde l’innovazione all’interno delle arterie e delle vene aziendali scorre efficacemente nel momento in cui l’agilità della comunicazione viene costantemente allenata. Nella valutazione periodica di processi, flussi e sistemi di controllo di gestione, l’efficacia comunicativa viene periodicamente analizzata al fine d’individuarne i blocchi. Le principali barriere che ostacolano il decorso delle informazioni all’interno delle organizzazioni sono solitamente di tipo operativo (ad es. l’eccessiva articolazione dei processi e dei flussi) o intangibile (ad es. il poco senso di appartenenza, lo scarso clima di fiducia tra le persone, la cultura del feedback poco presente o assente).
Per rendere concreta i punti precedenti è necessario, da parte della leadership aziendale, avere il coraggio di liberarsi del morbo dello yesmanismo. É sempre molto allettante per l’ego di leader e manager circondarsi di persone accondiscendenti, nonostante questo rappresenti una delle scelte strategiche più tossiche che possano essere prese. A leader e manager viene oggi richiesto il coraggio di lavorare su se stessi, in maniera profonda, per far sì che nasca e si propaghi il seme dell’onestà intellettuale. Quando le leadership aziendali sono guidate dall’obiettivo di circondarsi di persone che possono avere idee migliori delle loro, esse scatenano la libera circolazione delle idee e rendono il meccanismo innovativo interno un vero vantaggio competitivo intangibile.
L’umiltà, lo spirito di servizio e il senso di appartenenza ad un singolo organismo sono tutti tratti distintivi incastonati come gemme nel cuore profondo dell’umanità.
Per queste ragioni, e per il bene di chi verrà dopo di noi, è ora d’iniziare a lavorare su questi punti in modo deciso proprio a partire dalle nostre aziende: esse rappresentano lo specchio di un tessuto sociale che necessita oggi più che mai di una profonda revisione.
Dinnanzi a ciò e all’impetuosa invasione del “guru” chiamato tecnologia, la storia ci insegna oggi la più importante delle sue lezioni: il nemico, e allo stesso tempo il propulsore dell’innovazione e del progresso umano attraverso i secoli è, come è sempre stato, il voler imporre un pensiero unico.
E questo, vale anche tra le mura delle nostre aziende.
Buona giornata,
Michele Prete
[1] https://www.pwc.com/us/en/advisory-services/business-innovation/assets/2017-innovation-benchmark-findings.pdf
[2] https://www.gallup.com/workplace/238079/state-global-workplace-2017.aspx
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